Una protesi totale si può definire stabile, quando incorpora meccanismi che ne impediscono la dislocazione in situazioni sia statiche che dinamiche.
Che cosa distingue l’equilibrio statico da quello dinamico?
Il primo è l’equilibrio che si ricerca durante la posizione di riposo, durante l’espletamento delle funzioni non masticatorie (mimica e fonetica), nell’apertura ampia della bocca e in alcune fasi della masticazione.
L’equilibrio dinamico invece, è quello che si ricerca durante la funzione masticatoria e durante la deglutizione, con o senza l’interposizione di cibo. I due equilibri sono complementari, perché un buon equilibrio dinamico potenzia quello statico e una buona stabilità primaria
favorisce l’acquisizione dell’equilibrio dinamico.
Un portatore di protesi totale potrà convivere con una masticazione insufficiente, ma avrà grandi difficoltà a sopportare protesi che si dislocano nella posizione di riposo, nella normale conversazione o nella semplice parziale apertura della bocca.
In passato le protesi totali, venivano costruite sulla base dell’anatomia descrittiva e non quella clinica. Si rilevavano, con gesso, impronte non comprensive della mucosa aderente e in parte anche di quella mobile, ma per quest’ultima in maniera non mirata e del tutto casuale.
L’equilibrio statico veniva ricercato esclusivamente tramite il principio di adesione.
Per quanto riguarda la protesi totale superiore le pratiche di funzionalizzazione dell’impronta, non erano molto dissimili da quelle attuali.
Diverso il discorso riguardante l’arcata inferiore: qui la ristrettezza della fascia di mucosa fissa (tanto più esigua quanto maggiore è il riassorbimento) rendono precario il meccanismo dell’adesione.
In situazione statica la protesi rimane in sito, soprattutto grazie alla forza di gravità. Esisteva, una situazione d’instabilità tale che, al minimo movimento di guancia e lingua, la protesi si dislocava.
L’adattamento era perciò lungo e difficile.
Un notevole passo avanti nel potenziamento della tenuta ritentiva della protesi è stato fatto quando si è capito che bisognava applicare i dati dell’anatomia clinica alla costruzione del manufatto protesico.
L’anatomia clinica è, in protesi totale, l’anatomia che studia l’edentulo, con particolare riguardo alle modificazioni morfologiche e funzionali che intervengono in bocca, dopo la perdita dei denti.
Nasce su queste basi un nuovo tipo di protesi o meglio un nuovo concetto di protesi, inteso a favorire l’espletamento delle funzioni.
Per protesi funzionale si intende una protesi totale che estende la sua superficie di appoggio alla mucosa mobile lungo tutta la periferia fino a un limite oltre il quale possono insorgere interferenze con le funzioni muscolari (limite d’azione).
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